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MARCHIO DELL'ANTICO GIURAMENTO

Leggenda / Titani / Corazze di classe / Titan Mark

"Io so chi sono. Sono un titano. Finché potrò, mi ergerò tra l'Ultima Città e coloro che la vorrebbero abbattere." - Saint-14

Fonte: incursione "Cripta di Pietrafonda".

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Lore

Marchio dell'Antico Giuramento

"Io so chi sono. Sono un titano. Finché potrò, mi ergerò tra l'Ultima Città e coloro che la vorrebbero abbattere." - Saint-14

Saint-14, come la maggior parte degli exo, sognava spesso la Cripta di Pietrafonda. Il campo dorato. L'imponente torre nera. La battaglia più in basso, con tutte quelle facce familiari. Si era abituato a questi sogni, come molti della sua stirpe meccanica, e si ostinava a disinteressarsi alla ricerca di qualsivoglia significato profondo. Non poteva essere nulla di buono, aveva concluso molto tempo prima. Peraltro, la sua vita da sveglio lo teneva fin troppo occupato.

Ciononostante, dal suo ritorno dalle profondità caleidoscopiche della Foresta Infinita, i sogni si erano fatti più frequenti e angoscianti.

Per la prima volta nell'arco di settimane, invece di una battaglia affrontava in duello avversari singoli: Osiride, Marin, Zavala, Ana… persino la persona che lo aveva salvato dai vex. Chiunque si trovasse di fronte, Saint usava tutta la sua energia e la sua Luce nello scontro, perdendo ogni volta. Supino a terra, alzava lo sguardo alla Torre e sapeva che qualcuno lo osservava dall'interno.

La notte prima che Rasputin allertasse tutti dell'ingresso delle navi piramidali nel sistema, l'inverno era giunto nei suoi sogni, costringendolo a trascinarsi tra coltri di neve verso un enorme vex alato, diverso da tutti gli altri che avesse mai visto. Quella notte perse, e lo stesso accadde per molte altre notti, in cui osservò un liquido iridescente, simile al latte dei vex eppure diverso, contaminato, colare da ogni sua giuntura e crepitare nella neve.

Di giorno, manteneva la sua classica esuberanza, traendo molta soddisfazione dall'aiutare i guardiani ad affinare le loro abilità nelle Prove di Osiride. Dopotutto, erano gli scontri che avvenivano nella realtà quelli su cui occorreva concentrarsi. Perché mai occuparsi di quelli nella sua testa, che non poteva controllare?

Ma poi, la notte prima che un nuovo, doloroso vuoto fosse spalancato nel sistema, una donna apparve sulla soglia della Torre. Era vestita di nero; i suoi capelli erano prematuramente grigi. A braccia incrociate, osservava Saint lanciare una granata fiammeggiante dopo l'altra contro i vex, con risultati risibili.

"Ti accecherai con tutto quel fuoco luminoso", disse in tono di rimprovero. "Ma forse imparerai finalmente a guardare, anziché vedere."

Con un unico, ampio movimento, il vex abbatté l'exo. La donna sospirò mentre Saint rovinava al suolo.

Calò il silenzio, seguito dal rumore di passi nella neve. "Sei proprio come tuo padre", disse lei, inginocchiandosi accanto alla sua testa. "Tutti voi lo siete."

Posò una mano sulla parte anteriore del suo elmo, come per sentire la febbre. "Nella tua prossima vita, dovresti prendere un po' più da me."

Detto questo, la sua mano scivolò sui suoi occhi e, nel breve istante prima che si svegliasse, tutto si fece buio.

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