RACCONTO DELL'UOMO MORTO
Esotico / Arma cinetica / Fucile da ricognizione
"Lunghi o brevi, finiscono tutti allo stesso modo." - Catabasi

Picco cranico

Trasformista
Weapon Stats
Impatto |
|
67 |
Gittata |
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64 |
Stabilità |
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37 |
Maneggevolezza |
|
55 |
Velocità di ricarica |
|
55 |
Proiettili al minuto | 120 | |
Caricatore | 14 |
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Lore
Racconto dell'Uomo Morto
"Lunghi o brevi, finiscono tutti allo stesso modo." - Catabasi
La bestia da guerra di Gaelin-4 ci guida attraverso la fragrante giungla venusiana. Fucili bassi e Spettri come droni sentinella al di sopra degli alberi.
"Il mio mezzo è un po' vecchio. Ha bisogno di manutenzione. L'ho usato troppo a lungo senza mai spegnere il motore", commento.
Gaelin mi guarda di sbieco. "Il Nostromo è ancora in circolazione? D'autunno ci preparava del sidro. Giuro, ci accoglieva tutti, come fossimo cani randagi."
Emetto un sospiro. "No, intendo questo." Faccio scorrere una mano sul mio corpo. "Oltretutto sai bene che là non posso tornarci." Liscio il cuoio che avvolge il mio fucile di fabbricazione Tex.
"Lo sai che io mi rimetto a punto da solo, vero?" chiede il cacciatore exo.
"Perché? Sei immortale."
"E tu no?"
"Sì, anch'io, ma… Sono più lento. Mi sento più lento."
"Mh mmh."
"Mi sento diverso da una volta. Non molto… vivace. Nemmeno qui." Tocco il mio casco con un dito.
"Una tragedia. Mi dispiace. Chiedi a Gilgamesh di metterti a punto, allora."
Ridacchio. "Sì… Non vede l'ora."
"Avete ancora problemi, voi due?"
Scuoto la testa, una bugia rigida e sottile. "Pensi che, ogni volta che torniamo, siamo uguali a prima?"
"Sì. Dritti dritti dalla fabbrica", risponde Gaelin-4.
"A volte ho come l'impressione che… qualcosa sia diverso."
Gaelin si ferma e mi osserva.
Inclino la testa, lasciando che il cappuccio mi cali sugli occhi. "Non so dire di preciso, piccole cose. Dettagli."
"Credi che ti stia cambiando?" La voce di Gaelin sembra più seria che sorpresa.
Aspetto troppo a lungo prima di rispondere. Non perché non sappia la risposta, ma perché voglio credere di avere ancora dei dubbi. Sollevo la testa. Gaelin mi fissa negli occhi, poi guarda in alto verso il fogliame.
Si appoggia a me con la spalla, la sua voce non più di un sussurro. "Scatto non è male, ma devi capire che gli Spettri non sanno un bel niente. Nessuno sa un bel niente. Sono come noi. Diventano curiosi, fanno domande. Se pensi che qualcosa stia andando fuori posto, devi sederti a un tavolo e parlarne."
"Aspetta… Scatto ti ha cambiat…"
"Suvvia", sbotta Gaelin. "Sei paranoico." Si volta e riprende a camminare, poi mi grida: "È la vita che ti cambia. Stessa cosa per loro. Io sono l'unico che rimane sempre uguale."
Gaelin alza il pugno e ci fermiamo. La sua bestia da guerra annusa l'aria, poi ci guida verso est. Continuiamo a camminare.
"Come si chiama questa bestia?"
"Castus."
"Hai letto troppi libri del Ragno."
"Alcuni sono belli."
Scoppio a ridere. "Non sei stato tu a dire che qualsiasi cosa ti tenga legato può trasformarsi in un cappio?"
"Sì, tempo fa."
"Hai lavorato molto con lui? Con quei caduti?"
"Parli parecchio, lacchè dell'imperatore. Alcuni di quegli eliksni non sono male."